L’Assemblea
del 30/9/2013 ha eletto il nuovo Consiglio d’Amministrazione della
Banca Carige, nominando Presidente il dott. Cesare Castelbarco
Albani, in sostituzione del dott. Giovanni Berneschi, e Vice
Presidente il dott. Alessandro Repetto, in sostituzione del dott.
Alessandro Scajola.
Riportiamo il testo
dell’intervento
assembleare del nostro Presidente, Giovanni Lo Vetere:
“Abbiamo
letto, con dolore e sconcerto essendo ex dipendenti, le desolanti
notizie dei rilievi ispettivi della Banca d’Italia che spiegano il
peggioramento dei conti di Carige, già emerso in occasione della
recente assemblea di bilancio.
Ne
esce un quadro, a dire il vero non isolato nel panorama italiano, di
generale indifferenza per le regole di sana e prudente gestione, che
renderebbero la navigazione delle banche meno esposta ai venti di
traversia anche in tempi di crisi.
C’è
chi apprezza la difesa del localismo e dell’indipendenza della
banca, che restano, nonostante tutto, i tradizionali punti di forza
di Carige, purché non producano il clientelismo e i conflitti
d’interesse, che danneggiano i piccoli azionisti e la stessa
crescita sostenibile del Gruppo, alla quale sono legati gli interessi
territoriali diffusi: quelli dei lavoratori in primis, i loro fondi
pensione e gli enti di pubblica utilità sostenuti dalla Fondazione,
solo per citarne alcuni.
La
crisi senza dubbio morde, ma alcuni investimenti improduttivi e
rischi anomali si sarebbero potuti evitare o, almeno, limitare
adottando politiche di bilancio trasparenti, non condizionate
dall’esigenza di giustificare gli squilibri delle assicurazioni e
le costose acquisizioni di sportelli, già passate di moda.
Ora,
sembra che tutto debba imputarsi a un sol uomo al comando, sia pure
decisionista e intraprendente, ritenuto un abile accentratore di
poteri e un temuto padrone, adulato persino dai media e
dall’Università cittadina.
Ma
i Sindaci confermavano le valutazioni di bilancio, i Revisori
attestavano soltanto il rispetto formale delle regole contabili, la
stessa struttura decisionale orientava i pareri tecnici agli esiti
voluti, i Consiglieri forse non entravano troppo nel merito delle
operazioni o perché distratti dai loro importanti incarichi esterni
o per non andare controcorrente.
Non
meno imprudente è stata la Fondazione, che ha concentrato il proprio
patrimonio nell’unico cespite posseduto per mantenerne il
controllo, con onerose operazioni sul capitale confidando nella
stabilità dei dividendi, pur avendo forti motivi e adeguati
strumenti per cautelarsi.
Ci
sono molti dipendenti - meno attrezzati - che hanno investito, prima
e in occasione del collocamento a riposo, il trattamento di fine
rapporto in azioni Carige per ritrovarsi con un pugno di mosche alle
quotazioni correnti.
Noi
pensionati della Cassa di Risparmio, come continuiamo a chiamarla,
desideriamo, anche per motivi affettivi, che venga ripristinato il
prestigio dell’antica istituzione creditizia con il contributo di
amministratori capaci e indipendenti: il compito è difficile, ma
quando il momento è grave, le buone regole tornano in auge e le
persone ritrovano lo slancio etico della rifondazione.
La
situazione imporrebbe una gestione transitoria per fare chiarezza sui
dubbi che zavorrano le prospettive dell’indispensabile
ricapitalizzazione; tuttavia, visto che si tratta di formare il nuovo
Consiglio con i nomi proposti, noi voteremo la lista della
Fondazione, più rinnovata delle altre al suo interno, a mero titolo
d’incoraggiamento morale non essendo i nostri voti determinanti.
Ciò
nella speranza che i nuovi vertici promuovano un riassetto del Gruppo
intorno al nocciolo duro dell’attività bancaria, che era e resta
il risparmio dei Liguri, sotto l’egida di una più articolata e
meno conflittuale compagine sociale.”