Cari Soci,
non tutti hanno ricevuto o letto sul nostro sito
Internet il comunicato n.49, cui facciamo riferimento anche per non
ripetere i motivi del nostro dissenso allo svuotamento del FIP,
voluto dalla Banca e dalle OO.SS. aziendali, oggetto di una recente
delibera per il personale in servizio, mentre è stata invece
rinviata ogni decisione riguardante il personale in quiescenza a
seguito della nostra diffida.
Per dare una dimensione all’operazione in corso,
ricordiamo che il Fondo, iscritto a bilancio per € 367 milioni, è
attualmente suddiviso fra n°1.324 attivi, iscritti prima del 1992,
per una quota del 35% circa e n°1.848 pensionati (c.d. passivi) con
una quota del 65%, compresi i c.d. differiti.
Il Fondo è la sommatoria delle posizioni individuali,
calcolabili con precisione utilizzando gli stessi dati attuariali
aziendali, ovviamente senza tener conto dei riflessi delle
rivendicazioni in corso sulla perequazione e sul minimo garantito.
Per As.Pe. si tratta di un Fondo solidaristico,
rientrante nelle fattispecie previste dall’art.2117 del CC, le cui
modifiche devono essere sottoposte ad un Organo di rappresentanza
elettivo (formato in maggioranza da pensionati) e non sono, comunque,
opponibili ai singoli in forza del noto impegno aziendale del 1992.
Nonostante questa pregiudiziale, As.Pe. ha manifestato
disponibilità a trattare perché la rappresentazione corretta del
proprio accantonamento individuale, integrato dal riconoscimento di
importanti diritti sub iudice abbinati ad una tassazione più
favorevole (specie per le pensioni più basse), avrebbe potuto
interessare una parte dei nostri iscritti, senza ledere i diritti di
tutti gli altri.
L’azienda invece vuol compensare i maggiori costi
delle transazioni con forti sconti sugli accantonamenti individuali
e, per questo, necessita di un elevato numero di adesioni per
promuovere l’iniziativa.
La corretta informativa fornita ai nostri soci, comprese
le notizie sugli “attivi” apprese dall’azienda nel
corso di quattro infruttuosi incontri per le trattative (se si tratta
di informazioni non vere lo sapremo presto) ha scatenato le critiche
sindacali, con messaggi trasversali, peraltro sprovvisti di qualsiasi
dato orientativo, equivocando anche sul tasso di sconto del 2,25%, da
noi definito non più rispondente alle attuali condizioni di mercato
e non a quelle di contabilizzazione nel bilancio semestrale della
Banca.
Spiacciono
le polemiche, specie quelle strumentali, non sul punto in questione
estremamente importante per tutti, bensì sull’applicazione di
norme contrattuali stipulate dalle parti istitutive o sulle
interpretazioni del Regolamento effettuate in passato da chi per essa
ha operato, peraltro senza alcuna incisiva opposizione da parte degli
stessi che oggi vorrebbero assumere il ruolo di unici difensori degli
interessi degli iscritti al FIP. L’apparente tardivo ravvedimento
del 2011, citato nella circolare sindacale, è di evidente sostegno
alla volontà della Banca di ridurre fortemente i costi del FIP e
comunque penalizzante perché detta intesa era volta esclusivamente
ad agevolare l’esodo e la liquidazione del FIP, non a sancire i
diritti, anche retroattivi, di tutti gli iscritti. Comunque tali
clausole non sono mai state sottoscritte da As.Pe., che prima non
c'era e sin dalla sua costituzione le ha contestate.
Le
nuove adesioni ricevute in questi giorni e persino l’invio di
donazioni a sostegno della vertenza in atto, ci inducono a continuare
sul cammino intrapreso, certi che la trasparenza dell’informazione
consente di evitare decisioni non ponderate da parte dei singoli e
aiuta ad avvicinare le posizioni delle parti contraenti.
Raccomando,
quindi, ai Soci di continuare a sostenere l’Associazione attraverso
la presentazione di nuovi iscritti e di agevolarne le funzioni
amministrative - svolte a titolo di volontariato - mediante il passa
parola della comunicazione e il pagamento della quota sociale
mediante delega permanente.
Cordiali
saluti.
IL PRESIDENTE
Giovanni Lo Vetere