Nei giorni scorsi è uscito un articolo sul sito www.money.it con il titolo civetta: “Pensioni,
clamoroso errore dell'INPS: ecco chi rischia l’accertamento del Fisco”, che
ha allarmato alcuni nostri soci.
L'errore esiste, ed è stato rilevato già col cedolino della pensione INPS
del giugno scorso con la causale “Debito IRPEF anno precedente”, ma
gli effetti sono meno drammatici di quello che si vorrebbe far credere per
attirare l'attenzione sulla pubblicità del sito.
A quanto ci risulta le uniche posizioni che presentano un errore nelle
trattenute fiscali 2019 sono quelle soggette al cumulo, nel nostro caso, con la
pensione FIP, i cui titolari nostri soci sono stati tempestivamente avvisati,
suggerendo a chi non aveva ancora presentato la dichiarazione dei redditi di
modificare o far modificare dal CAF il 730 sulla base della nuova
certificazione unica rettificata non ancora riportata sul precompilato.
Così facendo si sarebbe potuto recuperare l’indebita ritenuta operata sul
cedolino di giugno, compensando legittimamente un errore - per così dire - con
un altro errore di pari importo.
Infatti l’INPS aveva versato al Fisco una maggior imposta IRPEF e relativa
addizionale regionale dopo che ormai era stata emessa la C.U. (certificazione
unica) corretta e ha cercato di risolvere il problema emettendo una nuova C.U.
in modo da ribaltare sui pensionati il recupero dell’importo non dovuto, nella
presunzione che avrebbero potuto ottenere il rimborso del credito col
730/2020.
I dati rettificativi che avrebbero dovuto essere comunicati all’A.d.E.
entro il 31/3/2020 per la predisposizione del precompilato sono stati invece
trasmessi soltanto in data 27/7/2020 (pare dopo un primo invio infruttuoso del
30/4 u.s.) complicando ancor più l’ingarbugliata faccenda.
Il problema, tuttavia, resta aperto per i pochi contribuenti che hanno
presentato il precompilato direttamente o si sono rivolti ai CAF prima
dell’emissione o all’insaputa dell’esistenza della nuova CU di rettifica, senza
che l'INPS si sia minimamente preoccupato di darne avviso ai pensionati
interessati, iniziativa che ora prende maldestramente con una lettera tardiva
non datata, suggerendo una dichiarazione integrativa, dai costi e fastidi
spropositati rispetto al credito da esigere.
Per semplificare e concludere:
a) Se dal cedolino della pensione di giugno 2020 o dall’importo
netto accreditato in conto non si rileva alcuna differenza a debito rispetto a
quello del maggio precedente, la propria posizione fiscale è regolare.
b) Se la differenza esiste, ma nel 730/2020 è stata recepita l’ultima
C.U. dell’INPS, ossia quella successivamente rettificata da parte dell'INPS, la
posizione fiscale è ugualmente regolare.
c) Se la differenza esiste, ma non si è potuto recuperare l'importo con il
mod.730, chiediamo di darcene notizia con l’opportuna documentazione
per ricevere istruzioni al riguardo.
d) Trattandosi di un errore a danno del contribuente non c'è alcun rischio
di accertamento, semmai l’onere di assoggettarsi ad assurde procedure
burocratiche per ottenere il rimborso - che nemmeno in casi come questo la P.A.
riesce a gestire nell'interesse del cittadino - o la rinuncia al modesto
credito onde evitare ulteriori fastidi e perdite di tempo.
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