L’Assemblea
in oggetto ha all’O.d.G. soltanto la nomina del Consiglio d’Amministrazione e
del Collegio Sindacale dopo l’esecuzione dell’aumento di capitale e il
conseguente rientro della Banca nel regime di ordinaria amministrazione.
I
principali azionisti, FITD con il 79,99% e CCB con l’8,34%, hanno presentato le
loro liste di candidati, che verranno eletti secondo le norme statutarie.
Non
essendoci altro argomento da trattare, è assolutamente inutile la
partecipazione dei piccoli azionisti all’assemblea, per cui si fa rinvio ad una
successiva adunanza in cui verranno esposte le cifre di bilancio e le
problematiche conseguenti alla causa per danni intentata dalla Malacalza Investimenti
e alla mancata riammissione del titolo alle quotazioni di Borsa.
Si
ha infatti motivo di ritenere che la dimensione economica dell’azione legale che
prende spunto dall’esclusione del diritto d’opzione, sia pur prevalentemente
intentata nei confronti degli attuali azionisti di controllo per ovvi motivi di
solvibilità, avrà ancora conseguenze d’immagine negative per la Banca e ritarderà,
se non cancellerà del tutto, la riammissione del titolo alle contrattazioni di
Borsa, vanificando, almeno per ora, il piccolo beneficio economico atteso dall’assegnazione
delle azioni gratuite ai partecipanti all’assemblea che ha approvato l’aumento
di capitale.
Entrambi
i problemi erano ampiamente previsti da parte della nostra Associazione che, in
mancanza di migliori soluzioni al riguardo, si è preoccupata soprattutto di non consigliare la sottoscrizione dell'aumento e di contribuire
a creare le condizioni per far sopravvivere quel che resta della Banca e del
suo indotto socio-economico locale.
Pur
comprendendo la forte delusione della Famiglia Malacalza per le perdite subite,
non si può non rilevare che le tante decisioni prese all’interno dei Consigli
d’Amministrazione e le contraddizioni emerse al di fuori nella loro qualità di maggiori
azionisti non hanno certamente aiutato a gestire con il minor danno possibile
la devastante crisi di Carige.