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BENVENUTI IN AS.PE. CARIGE !

libera associazione no profit, costituita nel 2013 fra pensionati ed esodati, già dipendenti di Banca Carige - Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, per tutelare i diritti e gli interessi economici e morali dei propri Associati in materia previdenziale, assicurativa e sanitaria, assistendoli nei rapporti con le competenti strutture Bper, l’INPS e gli altri enti tributari, assicurativi e finanziari, pubblici e privati.

sabato 31 ottobre 2015

COMUNICATO N.50 - Circolare sul Fondo pensioni in corso di spedizione a tutti gli associati.

Cari Soci,
non tutti hanno ricevuto o letto sul nostro sito Internet il comunicato n.49, cui facciamo riferimento anche per non ripetere i motivi del nostro dissenso allo svuotamento del FIP, voluto dalla Banca e dalle OO.SS. aziendali, oggetto di una recente delibera per il personale in servizio, mentre è stata invece rinviata ogni decisione riguardante il personale in quiescenza a seguito della nostra diffida.
Per dare una dimensione all’operazione in corso, ricordiamo che il Fondo, iscritto a bilancio per € 367 milioni, è attualmente suddiviso fra n°1.324 attivi, iscritti prima del 1992, per una quota del 35% circa e n°1.848 pensionati (c.d. passivi) con una quota del 65%, compresi i c.d. differiti.
Il Fondo è la sommatoria delle posizioni individuali, calcolabili con precisione utilizzando gli stessi dati attuariali aziendali, ovviamente senza tener conto dei riflessi delle rivendicazioni in corso sulla perequazione e sul minimo garantito.
Per As.Pe. si tratta di un Fondo solidaristico, rientrante nelle fattispecie previste dall’art.2117 del CC, le cui modifiche devono essere sottoposte ad un Organo di rappresentanza elettivo (formato in maggioranza da pensionati) e non sono, comunque, opponibili ai singoli in forza del noto impegno aziendale del 1992.
Nonostante questa pregiudiziale, As.Pe. ha manifestato disponibilità a trattare perché la rappresentazione corretta del proprio accantonamento individuale, integrato dal riconoscimento di importanti diritti sub iudice abbinati ad una tassazione più favorevole (specie per le pensioni più basse), avrebbe potuto interessare una parte dei nostri iscritti, senza ledere i diritti di tutti gli altri.
L’azienda invece vuol compensare i maggiori costi delle transazioni con forti sconti sugli accantonamenti individuali e, per questo, necessita di un elevato numero di adesioni per promuovere l’iniziativa.
La corretta informativa fornita ai nostri soci, comprese le notizie sugli “attivi” apprese dall’azienda nel corso di quattro infruttuosi incontri per le trattative (se si tratta di informazioni non vere lo sapremo presto) ha scatenato le critiche sindacali, con messaggi trasversali, peraltro sprovvisti di qualsiasi dato orientativo, equivocando anche sul tasso di sconto del 2,25%, da noi definito non più rispondente alle attuali condizioni di mercato e non a quelle di contabilizzazione nel bilancio semestrale della Banca.  
Spiacciono le polemiche, specie quelle strumentali, non sul punto in questione estremamente importante per tutti, bensì sull’applicazione di norme contrattuali stipulate dalle parti istitutive o sulle interpretazioni del Regolamento effettuate in passato da chi per essa ha operato, peraltro senza alcuna incisiva opposizione da parte degli stessi che oggi vorrebbero assumere il ruolo di unici difensori degli interessi degli iscritti al FIP. L’apparente tardivo ravvedimento del 2011, citato nella circolare sindacale, è di evidente sostegno alla volontà della Banca di ridurre fortemente i costi del FIP e comunque penalizzante perché detta intesa era volta esclusivamente ad agevolare l’esodo e la liquidazione del FIP, non a sancire i diritti, anche retroattivi, di tutti gli iscritti. Comunque tali clausole non sono mai state sottoscritte da As.Pe., che prima non c'era e sin dalla sua costituzione le ha contestate.
Le nuove adesioni ricevute in questi giorni e persino l’invio di donazioni a sostegno della vertenza in atto, ci inducono a continuare sul cammino intrapreso, certi che la trasparenza dell’informazione consente di evitare decisioni non ponderate da parte dei singoli e aiuta ad avvicinare le posizioni delle parti contraenti.
Raccomando, quindi, ai Soci di continuare a sostenere l’Associazione attraverso la presentazione di nuovi iscritti e di agevolarne le funzioni amministrative - svolte a titolo di volontariato - mediante il passa parola della comunicazione e il pagamento della quota sociale mediante delega permanente.
Cordiali saluti.
IL PRESIDENTE
Giovanni Lo Vetere

lunedì 26 ottobre 2015

COMUNICATO N.49 – Proposta della Banca di erogare in forma di capitale l’accantonamento individuale maturato sul FIP.

Desideriamo informare i nostri soci che la Banca ci ha comunicato di aver raggiunto un’intesa definitiva (manca solo la formalità della firma) con le Organizzazioni sindacali aziendali per la liquidazione o riduzione del Fondo pensionistico integrativo interno, che dovrà essere a breve ratificata dal Consiglio d’Amministrazione della Banca e dagli iscritti al Fondo stesso.
L’accordo riguarderebbe soltanto il personale in servizio (c.d. attivi), su basi solo teoricamente volontarie, ma la Banca è intenzionata ad estenderlo ai pensionati con il benestare delle stesse OO.SS., che a quanto risulta dai colloqui intercorsi avrebbero già positivamente preso atto dello sconto operato sugli “zainetti” (cioè sulla liquidazione in forma di capitale della rendita pensionistica attualizzata), subordinato al raggiungimento di un numero elevato di adesioni, prevedendo crescenti penalizzazioni (con importi percentualmente più contenuti) nel caso in cui il numero delle adesioni risultasse inferiore alle attese aziendali.
In linea di massima, l’intesa raggiunta per il personale in servizio prevede il trasferimento di un capitale predefinito - pari all’85% della riserva matematica che la Banca ritiene corrispondente alla capitalizzazione della pensione - ad un Fondo pensionistico esterno di tipo contributivo, cioè senza più alcuna tutela legata all’integrazione contrattuale sino al 75% dell’ultima retribuzione pensionabile dell’assegno dell’INPS (come sino ad oggi previsto dal nostro FIP), la cui misura è soggetta allo scenario sfavorevole a tutti ben noto. In sostanza, per il personale in servizio aderente a questa iniziativa, lo zainetto potrà essere tramutato in pensione o capitale solo successivamente al collocamento a riposo.
L’accantonamento individuale di bilancio verrebbe prima ricalcolato in misura più favorevole per la Banca (fra l’altro senza l’aumento tendenziale della speranza di vita previsto dall’Istat), utilizzando un tasso di sconto del 2,25%, ormai fuori mercato, assai penalizzante per l’iscritto, e successivamente decurtato di un ulteriore 15%.
In questo contesto la Banca è ben conscia della propria inadempienza contrattuale riguardo alla mancata applicazione del minimo garantito rivalutato e dell’onerosità crescente delle previsioni del FIP nei confronti dei pensionati futuri, quasi tutti compresi nelle fasce pensionistiche di contenuto importo, i quali hanno maturato tale intangibile diritto, tanto è vero che integra l’offerta con un bonus, apparentemente significativo ma in realtà inadeguato, con prevedibili transazioni individuali inappellabili comportanti la rinuncia a qualsiasi diritto presente o futuro.
Il pacchetto concordato per gli attivi verrebbe esteso (proposta aziendale) ai pensionati con le seguenti integrazioni, dopo che la Banca ha avuto alcuni incontri di tipo esplicativo e negoziale con una delegazione di As.Pe.:
  1. Riconoscimento della mancata perequazione 1998-99-00 nella misura dell’85% agli aventi diritto nei limiti del capitale non prescritto (pur in presenza di cause vinte anche in Cassazione), aspetto ormai circoscritto a pochi pensionati dato il tempo trascorso per far giustizia.
  2. Riconoscimento del minimo garantito nella stessa misura agli aventi diritto e sempre nel limite del non prescritto (a conferma che l’Azienda è consapevole dell’inadempienza e ne ha tratto un profitto, per lungo tempo incontestato, a danno delle fasce più deboli, ma più numerose).
  3. Nessuna disponibilità per tutte le altre vertenze in sospeso, fra cui il blocco della perequazione degli anni 2008, 2012 e 2013 (in cui le pensioni integrative sono state, a nostro avviso, illegittimamente private degli aumenti Istat).
  4. La transazione dovrebbe essere accettata da tutti coloro che aderiscono all’offerta dell’85% dello zainetto base (che corrisponde a circa l’80% secondo corretti calcoli attuariali), peraltro condizionata al raggiungimento di determinate percentuali di adesione che assicurino alla Banca un risparmio rispetto all’accantonamento a bilancio, comprese le transazioni sul minimo e la perequazione.

Dopo due anni di incivili silenzi, la Banca ha convocato As.Pe. per una parvenza di trattativa e/o per assicurarsi la non belligeranza nei confronti dell’intesa sindacale raggiunta per gli attivi in servizio, all’evidente scopo di poter dire al Consiglio di Amministrazione che l’Associazione dei pensionati con maggior rappresentatività è stata informata e sentita al riguardo, prefigurando probabilmente il rifiuto di condizioni inaccettabili da parte di chi dispone di diritti acquisiti e di impegni contrattuali inattaccabili, e forse mettendolo da subito in conto non essendo facile per la Banca permettersi un così consistente drenaggio di liquidità.
Anche la nostra proposta di liquidare il 100% (di fatto 95%) sulle fasce di modesto importo (in cui si trova la maggioranza dei pensionati) con riduzione graduale sino all’80% (di fatto 75%) sulle pensioni di importo più elevato, purché su basi completamente volontarie e senza alcuna soglia minima di adesioni prefissata, ma con contestuale definizione delle vertenze in atto, è stata scartata adducendo anche il parere negativo del proprio attuario di fiducia.
Solo a queste condizioni, cioè accettando un forte ridimensionamento del Fondo, verrebbe “concesso” l’Organo di rappresentanza elettivo degli iscritti (già oggi in maggioranza pensionati) e una conferma della lettera individuale di impegno dell’immodificabilità delle clausole del Regolamento senza il consenso dei singoli: un’apertura al dialogo a dir poco risibile.
A parte la legittimazione conquistata sul campo da As.Pe. non restano che le potenziali rovine del Fondo, che l’Associazione cercherà di contrastare con tutte le sue forze, specie se avrà il convinto appoggio dei propri iscritti e l’adesione di tutti i pensionati a cui stia a cuore non solo l’integrazione della propria pensione, ma soprattutto i diritti vilipesi del Regolamento su importanti aspetti normativi di tipo collettivo e individuale, dovendo tutti noi avere sempre ben presente che la pensione aziendale è una parte differita della retribuzione maturata in servizio e non un ingiustificato privilegio, come qualcuno vorrebbe farci credere.
Raccomandiamo pertanto ai nostri soci di non aderire alle eventuali proposte che farà l’Azienda, direttamente od indirettamente, ricordando che la pensione liquidata è intangibile e che, come tale, sarà difesa in ogni sede dalla nostra Associazione.
IL CONSIGLIO DIRETTIVO

lunedì 19 ottobre 2015

COMUNICATO N.48 - Polizza sanitaria 2016

Portiamo a conoscenza che l’Unione Pensionati del Banco di Napoli, a cui la nostra Associazione si è appoggiata per la sottoscrizione di polizze assicurative sanitarie con Cattolica Assicurazioni scadenti il 31.12.2015, nei giorni scorsi ha definito un nuovo Accordo per l’anno 2016 con UNISALUTE del Gruppo Unipol, che consente il mantenimento delle attuali misure dei premi e dei massimali con alcuni miglioramenti normativi.

Fra questi, con riserva di più puntuale valutazione sulla scorta del testo della nuova polizza, non appena disponibile, si evidenziano:
- l’abolizione del “nomenclatore” (limite massimo di rimborsi per interventi di chirurghi non convenzionati);
- l’aumento da 86 a 87 anni del limite di età degli assicurandi;
- il ripristino del regime di assistenza diretta per esami di alta diagnostica (salvo quota di franchigia) in strutture convenzionate;
- l’estensione della copertura ai figli oggi non assicurabili ed ai rispettivi nuclei familiari (con anamnesi);

Le nuove condizioni saranno automaticamente applicabili dall’1.01.2016 per tutti gli attuali assicurati, salvo disdetta o comunicazione di variazione degli attuali nuclei familiari entro il termine del 30 novembre 2015.

Per le nuove adesioni viene introdotta la presentazione di una dichiarazione anamnestica di ogni assicurando, che – una volta accettata – elimina il periodo di carenza di 4 mesi oggi applicata.

Si fa riserva di successive informative e comunicazioni riguardanti:
- testo della nuova polizza sanitaria
- esami di alta diagnostica coperti da assicurazione
- elenco dei convenzionamenti
- tariffe agevolate per esami non coperti da assicurazione
- modulistica per le nuove adesioni ed in particolare il questionario anamnestico.
Ulteriori informazioni, anche interpretative, potranno essere altresì raccolte consultando, previa registrazione, il sito www.upbn.it
Per completezza di argomento si trascrivono le misure dei premi attualmente in vigore e confermate da Unisalute per il 2016:

Polizza TOP (massimale € 150.000 per singolo o nucleo):
850 per il titolare
1.100 per nucleo familiare (titolare, coniuge convivente a carico, figli conviventi a carico)
400 per ogni familiare convivente ma non a carico (inclusi coniuge e figli non conviventi)

Polizza LIGHT (massimale € 30.000 per persona – per grandi interventi chirurgici)
140 per ogni persona assicurata.

Si allega infine un prospetto comparativo delle innovazioni della nuova polizza TOP, trasmesso da U.P.B.N.







Attuale Copertura Cattolica
Proposta Unisalute
Nomenclatore
Previsto
Abrogato
Limite di età
86
87
Pagamento diretto presso strutture convenzionate per esami di alta diagnostica
Non previsto
Previsto con il versamento della sola franchigia
Interventi in strutture convenzionate
Scoperto del 30% con il minimo di € 750
Franchigia fissa di € 1.000
Tariffe agevolate per esami di alta diagnostica non annoverati in polizza
Non previsto
Previsto
Presentazione delle notule di spesa in copia e non in originale
Non previsto
Previsto
Estensione della copertura ai figli e ai loro nuclei familiari
Limitata solo ai figli e nel caso di non convivenza solo per quelli di età non superiore ai  35 anni
Previsto
Invio di messaggistica a mezzo e-mail/sms sullo stato della pratica e sul buon esito del rimborso
Non previsto
Previsto
S’invitano i Soci interessati a tale servizio a segnalare un idoneo recapito
Spese infermieristiche fuori ricovero
Non previste
Previste per 30 giorni ad € 50
Spese accompagnatore
Previsto x max 30 giorni
Previsto x max 40 giorni
Prestazioni prima e dopo intervento
90 giorni
100 giorni

giovedì 15 ottobre 2015

COMUNICATO N. 47 - Perequazione (ossia aggiornamenti Istat) delle pensioni per gli anni 2012 e 2013.



Con precedenti comunicati, si è portata a conoscenza la sentenza n.70/2015, con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima quella parte della legge Fornero che aveva bloccato la rivalutazione Istat delle pensioni, per gli anni 2012 e 2013, sia INPS sia integrative (FIP).
E’ poi, però, intervenuto il Governo, con il Decreto Legge n.65/2015, che ha di fatto svuotato la portata della decisione della Corte Costituzionale, prevedendo (ma solo per i trattamenti  pensionistici d’importo mensile inferiore ad euro 2.886 lordi) la corresponsione in misura ridotta e graduata degli arretrati dovuti, oltre ad una rivalutazione prospettica in misura incisivamente ridotta.
I termini della questione sono già stati affrontati dai nostri Comunicati n. 41 e 44, nonché con sms e messaggi in posta elettronica, a cui si rinvia per non appesantire la presente trattazione.
La vicenda presenta ora i presupposti di una possibile contestazione in sede giudiziale per tutti coloro (e sono la stragrande maggioranza dei nostri Soci) che hanno subito e stanno subendo la mancata/ridotta rivalutazione dei trattamenti Inps e FIP, tenendo presente che per definire i limiti di reddito mensili sopra indicati viene fatto riferimento al Casellario Inps, che somma tutti i trattamenti pensionistici.
In termini economici, la mancata rivalutazione per gli anni 2012 e 2013 può essere quantificata in circa 2 mensilità per arretrati e in un aumento di circa il 5% delle pensioni in atto.
Per contestare quanto sopra, e interrompere la prescrizione, nei nostri precedenti Comunicati abbiamo fatto presente che presso la nostra sede sono reperibili le bozze da utilizzare (1 lettera per l’Inps e 1 lettera per il FIP). Con mail autonoma provvederemo a ritrasmettere ai nostri Soci il testo di tali lettere (da non rispedire da parte di chi vi ha già provveduto); eventuali problemi in merito potranno essere affrontati e definiti telefonicamente.
Le due vertenze (INPS e FIP) hanno presupposti, probabilità di successo e tempi di decadenza diversi per cui lo Studio Iacoviello propone di affrontare per prima quella dell’INPS, il cui esito dipende essenzialmente da un nuovo esame da parte della Corte Costituzionale, se la domanda giudiziale verrà ritenuta dai Tribunali non manifestamente infondata.   
Le decisioni della Corte, che abrogano o modificano parzialmente una legge, come è noto, sono valide per tutti gli aventi diritto, però nei termini della prescrizione quinquennale dalla data di spedizione della lettera; tuttavia i termini per l’INPS sono più brevi perché il diritto di agire in via giudiziaria decade trascorsi tre anni dal rigetto della domanda da parte dell’Ente.
In base alle leggi, l’INPS dovrebbe rispondere entro 120 giorni e consentire il ricorso alla Commissione Provinciale nei successivi 90 giorni, ma a causa dell’eccessivo numero delle domande pervenute per il momento non riscontrerà le lettere, salvo qualche eccezione locale per le domande ricevute on line tramite patronati.
La domanda può essere presentata a mezzo raccomandata RR (come già fatto da molti soci), tramite patronati o direttamente on line da parte di chi è in possesso del codice PIN dispositivo o che approfitterà di questa occasione per richiederlo.
E’ pertanto raccomandabile dotarsi, come più volte suggerito, dei codici di accesso al sito dell’INPS, utile non solo in questa occasione, ma per prendere visione delle proprie comunicazioni e mensilità pensionistiche; fra l’altro l’eventuale ricorso alla Commissione Provinciale, che consente di allungare ulteriormente i termini di decadenza del diritto alle prestazioni, può essere inoltrato soltanto in linea con l’assistenza di As.Pe. per i soci che volessero approfittarne.
In ogni caso è necessario conservare tutta la documentazione e prendere buona nota della data dell’eventuale rigetto espresso della domanda, da cui decorrono i tre anni di decadenza, altrimenti vigono, come per il FIP, i cinque anni di prescrizione breve.       
Inoltre, chi volesse contestare subito in via giudiziale quanto sopra all’INPS, lo Studio dell’Avv. Iacoviello, nostro legale di fiducia, ha già predisposto un’analitica informativa in merito, indicando sul suo sito www.iacoviello.it modalità, costi, procedure, ecc., a cui si rinvia, ricordando che lo Studio legale è ubicato in Torino, via Vassalli Eandi n. 28 - Tel.011 4341372, fax 011 4474148.
Lo stesso vale per la contestazione immediata in via giudiziale nei confronti di Carige, anche se l’Avv. Michele Iacoviello, che sta ancora studiando come muoversi con successiva causa separata, in sintonia con altre Associazioni pensionati.
As.Pe., in questa fase, ritiene necessario interrompere i termini di prescrizione sia nei confronti dell’INPS sia di Carige e poi valutare in un secondo tempo l’attivazione o il concorso in contenziosi giudiziari pilota, specie alla luce delle prime decisioni della magistratura insufficienti a stabilire un indirizzo univoco orientato alla questione di legittimità costituzionale, l’unica a nostro avviso risolutiva, quantomeno contro l’INPS, per effetto di una nuova decisione della Corte, unica istituzione deputata per ripristinare la ferita al diritto inferta dal provvedimento governativo in questione.
Purtroppo, anche nella migliore delle ipotesi, a causa delle disastrate finanze pubbliche, i tempi lunghi e qualche altro sotterfugio legislativo potranno comportare altri rischi aggiuntivi al momento non prevedibili, mentre è sicuramente più motivata e percorribile la vertenza nei confronti del FIP il cui blocco non trova alcuna giustificazione d interesse pubblico o di bilancio.


giovedì 1 ottobre 2015

COMUNICATO N. 46 - Possibili modifiche delle prestazioni pensionistiche erogate dal FIP CARIGE

La nostra Associazione ha appreso che Banca Carige e le Organizzazioni sindacali aziendali hanno affrontato in modo incomprensibilmente riservato, il problema della erogazione di una somma una tantum (capitale, altrimenti detto zainetto) in alternativa alla periodica pensione integrativa (rendita certa) ora mensilmente percepita e normativamente garantita nel tempo.
Questa ipotesi, oltre a snaturare il fondo, non è minimamente prevista dalle immodificabili normative vigenti in tema di previdenza aziendale, e comporta numerose problematiche di varia natura (fiscale, criteri di scelta, ecc.); ma ciò che più conta è strettamente correlata alle modalità di calcolo con cui potrebbe essere determinata per i singoli la somma una tantum (capitale) da corrispondere in alternativa all’erogazione mensile della pensione integrativa.
Si tenga, infatti, presente che, a seconda dei criteri di calcolo applicati, il capitale (zainetto) da liquidare ai singoli soggetti avrebbe quale risultato valori assai difformi tra loro; cosa questa che assume un aspetto di marcato rilievo.
As.Pe., con l’ausilio dell’avv. Iacoviello, ha già notificato a Carige a tutte le OO.SS. interessate due distinti e motivati atti di diffida, affinché in qualsivoglia circostanza non vengano lesi i diritti previdenziali dei nostri Soci, ed in particolare non vengano assunte iniziative operative in merito escludendo preventive verifiche da parte nostra sulla relativa legittimità, specie se volte a liquidare con calcoli non verificati, i diritti vigenti, in alternativa alla corresponsione delle intangibili pensioni integrative.
La totale riservatezza osservata dalle parti (Banca e OO.SS.) nel corso del corrente anno nell’affrontare l’argomento, non può che essere elemento di ulteriore preoccupazione: infatti, il non poter interloquire sulla vicenda prima della (prevedibile) definizione del tutto, può solo comportare la successiva attivazione di contenziosi giudiziari nel caso di violazione di diritti in capo ai diritti dei nostri Soci.
E’ poi noto che altre aziende di credito hanno già cercato in passato di chiudere, o ridimensionare, laddove esistenti, fondi pensionistici integrativi similari al nostro, sia pure normativamente meno immodificabili, al chiaro e dichiarato fine di ridurre i costi aziendali.
Nel fare ciò hanno generalmente messo a disposizione del personale e dei pensionati delle somme una tantum (capitale), apparentemente allettanti sul piano dell’immediata percezione, ma risultate poi non favorevoli in termini di convenienza, in quanto la riduzione dei costi aziendali non può essere realizzata che con una consistente riduzione dei benefici economici per i singoli.
As.Pe. seguirà pertanto l’evolversi di questa delicatissima situazione, tenendo informati i nostri Soci, anche al fine di attivare le tutele più opportune in caso di inosservanze normativo/comportamentali.