La nostra Associazione ha
appreso che Banca Carige e le Organizzazioni sindacali aziendali
hanno affrontato in modo incomprensibilmente riservato, il
problema della erogazione di una somma una tantum (capitale,
altrimenti detto zainetto) in alternativa alla periodica pensione
integrativa (rendita certa) ora mensilmente percepita e
normativamente garantita nel tempo.
Questa ipotesi, oltre a
snaturare il fondo, non è minimamente prevista dalle immodificabili
normative vigenti in tema di previdenza aziendale, e comporta
numerose problematiche di varia natura (fiscale, criteri di scelta,
ecc.); ma ciò che più conta è strettamente correlata alle
modalità di calcolo con cui potrebbe essere determinata per i
singoli la somma una tantum (capitale) da corrispondere in
alternativa all’erogazione mensile della pensione integrativa.
Si tenga, infatti,
presente che, a seconda dei criteri di calcolo applicati, il capitale
(zainetto) da liquidare ai singoli soggetti avrebbe quale risultato
valori assai difformi tra loro; cosa questa che assume un aspetto di
marcato rilievo.
As.Pe., con l’ausilio
dell’avv. Iacoviello, ha già notificato a Carige a tutte le
OO.SS. interessate due distinti e motivati atti di diffida,
affinché in qualsivoglia circostanza non vengano lesi i diritti
previdenziali dei nostri Soci, ed in particolare non vengano assunte
iniziative operative in merito escludendo preventive verifiche da
parte nostra sulla relativa legittimità, specie se volte a
liquidare con calcoli non verificati, i diritti vigenti, in
alternativa alla corresponsione delle intangibili pensioni
integrative.
La totale riservatezza
osservata dalle parti (Banca e OO.SS.) nel corso del corrente anno
nell’affrontare l’argomento, non può che essere elemento di
ulteriore preoccupazione: infatti, il non poter interloquire sulla
vicenda prima della (prevedibile) definizione del tutto, può solo
comportare la successiva attivazione di contenziosi giudiziari nel
caso di violazione di diritti in capo ai diritti dei nostri Soci.
E’ poi noto che altre
aziende di credito hanno già cercato in passato di chiudere, o
ridimensionare, laddove esistenti, fondi pensionistici integrativi
similari al nostro, sia pure normativamente meno immodificabili, al
chiaro e dichiarato fine di ridurre i costi aziendali.
Nel fare ciò hanno
generalmente messo a disposizione del personale e dei pensionati
delle somme una tantum (capitale), apparentemente allettanti sul
piano dell’immediata percezione, ma risultate poi non favorevoli in
termini di convenienza, in quanto la riduzione dei costi aziendali
non può essere realizzata che con una consistente riduzione dei
benefici economici per i singoli.
As.Pe. seguirà
pertanto l’evolversi di questa delicatissima situazione, tenendo
informati i nostri Soci, anche al fine di attivare le tutele più
opportune in caso di inosservanze normativo/comportamentali.