Pubblichiamo
la lettera del presidente FAP Credito, Associazione Nazionale dei
Pensionati Bancari alla quale siano associati.
Milano, 1 marzo 2016
Egregio Signor
Prof. Tito BOERI
Presidente INPS
Egregio
Signor Presidente,
nella
mia qualità di Presidente della Federazione Nazionale delle
Associazioni dei Pensionati del Credito, che annovera al suo interno
26 enti associativi ai quali risultano iscritti complessivamente
oltre trentamila pensionati, Le esterno, a nome degli stessi, la più
viva preoccupazione per le notizie che riguardano la revisione dei
criteri per il riconoscimento delle pensioni di reversibilità ai
superstiti in caso di decesso del titolare del trattamento
pensionistico. Ciò, anche e soprattutto perché le smentite in
ordine ai criteri restrittivi ventilati dagli organi di stampa, per
esperienza pregressa, non tranquillizzano affatto.
Nel
Disegno di Legge n. C- 3594 (Relazione, pag. 10) si fa purtroppo
espresso riferimento alle pensioni di reversibilità, precisando i
seguenti dati:
-
beneficiari attuali 3.052.482;
-
spesa totale 24.152.946.974 euro.
La
media delle pensioni di reversibilità è quindi di € 7.912,56
annue, ovvero di € 608,66 mensili lorde.
E'
troppo ? Sono pensioni d' oro ? Bisogna partire da qui per
contrastare la povertà?
Ritengo
doveroso richiamare alla Sua attenzione l’impatto sociale che
potrebbe derivare da una siffatta decisione che, in ultima analisi,
si sostanzierebbe nel grave rischio di andare ad incidere
pesantemente sulla condizione della persona che ne verrebbe colpita,
con l’ennesimo risultato di colpire ancora una volta, in massima
parte, categorie alle quali non è consentito far sentire la propria
voce. Tale decisione si ripercuoterebbe, fra l’altro e
significativamente, sulla dignità delle persone stesse e, talvolta,
anche sulla vita famigliare, con indubbi riflessi sui diritti
costituzionalmente garantiti, sotto il profilo, in particolare, degli
articoli 3 e 38 della Costituzione.
Ha
infatti ribadito la Corte Costituzionale fin dalla sentenza 286/1987
che la pensione ai superstiti costituisce “una forma di tutela
previdenziale ed uno strumento necessario per il perseguimento
dell'interesse della collettività alla liberazione di ogni cittadino
dal bisogno ed alla garanzia di quelle minime condizioni economiche e
sociali che consentono l'effettivo godimento dei diritti civili e
politici (art. 3, secondo comma, della Costituzione) con una riserva,
costituzionalmente riconosciuta, a favore del lavoratore, di un
trattamento preferenziale (art. 38, secondo comma, della
Costituzione) rispetto alla generalità dei cittadini (art. 38, primo
comma, della Costituzione)”.
Sotto
altro aspetto, inoltre, in punto di diritti della persona, non può
essere tralasciato di considerare che nel computo del gravame di tipo
contributivo a carico dei lavoratori è stata ed è certamente insita
l’eventualità che si debba far luogo, nel tempo, al riconoscimento
della pensione di reversibilità.
In
tale contesto, qualsiasi ragione, fosse essa economica, di logica
puramente di matematica spicciola legata, come è stato sostenuto,
alla circostanza che, a tale titolo, non sarebbe stato versato alcun
contributo da parte di chi si gioverebbe di detta prestazione o
quant’altro, sarebbe comunque contraria al diritto della persona di
condurre una vita dignitosa e correlata al tenore consentitogli negli
anni.
In
altri termini, una siffatta decisione deriverebbe, come sempre, dalla
necessità esclusiva di fare cassa, a scapito di coloro la cui
endemica e fin troppo sperimentata debolezza non trova supporto e
difesa da parte di nessuno.
Con i
migliori saluti.
FAP Credito
Il Presidente
(Avv. Giovanni F. Catenaccio)